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Gestori cronicità, da Snami quarto ricorso contro Regione Lombardia. Le coop crescono a Milano

 

si inasprisce il confronto sui gestori dei pazienti cronici in Lombardia. Dopo Umi, Simet e Medicina Democratica anche lo Snami fa ricorso contro la delibera 6551 della giunta che detta le caratteristiche degli enti gestori. Tra i gestori ci sono, secondo le volontà della Regione, anche i medici di famiglia organizzati in cooperative per indirizzare i pazienti in percorsi di cura contrattati con erogatori di propria fiducia (ospedali pubblici e privati ed altri prestatori d'opera). 

Per Snami, indirizzare il paziente a un gestore è altra cosa che lasciargli per riferimento il medico di famiglia che lo conosce e gli offre cure "sartorializzate". «Non solo non è detto questa presa in carico porti economie alla regione nella gestione delle cronicità. Ma lascia esterrefatti lo sfregio che si fa delle norme istitutive del Servizio sanitario nazionale, la legge 833/78 e 502/92, e della convenzione di medicina generale (contratto nazionale) a colpi di delibere di giunta regionale, fonti normative meno importanti che però incidono su diritti costituzionalmente protetti come la libera scelta del medico sancita all'articolo 32 della Carta», dice Roberto Carlo Rossi presidente Snami Lombardia. «Non è scritta da nessuna parte la presa in carico del paziente cronico da parte di un soggetto diverso dal medico di famiglia». Nel comunicato Snami che dà notizia del ricorso si legge anche che a seguito del patto di cura il paziente, una volta "accettato", «sarà obbligato a seguire percorsi di cura e terapeutici rigidamente predefiniti recandosi solo nelle strutture che il gestore o il gestore-erogatore (se viene preso in carico da un ospedale, ndr) sceglieranno per lui». Che la medicina generale organizzata in coop possa fare da gestore è una scommessa accettata dal sindacato Fimmg. «Posto oggi 10 luglio a Milano, su 880 medici, pensiamo di poterci candidare in 150 colleghi da gestori nella Cooperativa Medici Milano Centro, altri 70 sono pronti a Pavia», dice Alberto Aronica di Cmmc (e presidente Centro Studi del Consorzio Sanità CoS).

Altri 30 medici milanesi nella coop MilanoPersona sono pronti: un generalista milanese su quattro candidato gestore entro il 31 luglio, data in cui i gestori dovranno palesarsi alla Regione? Il Presidente Snami lombardo è scettico. «Ci sono anche molti sostenitori dei ricorsi al Tar. Come fai a competere con i grandi gestori-erogatori? La 6551 lombarda consente bacini d'utenza fino a 200 mila cronici. Una coop di 20 medici calcolando una media di 500 cronici a medico può fare 10 mila cronici, non ha i numeri per far quadrare i conti ma di certo l'imperativo di stare nei budget indurrebbe a stare attenti ai costi quanto basta per finire con l'abbattere il livello della qualità di cure», dice Rossi. «La qualità delle cure già con la gestione in Creg è migliorata», riflette Aronica, co-artefice della recente apertura a Milano del primo Presidio sociosanitario territoriale (Presst, in via Farini). «Noi veniamo dai Chronic related groups, che la Regione volle quando metà dei pazienti cronici smetteva di curarsi entro sei mesi, abbiamo portato a livelli ottimali di emoglobina glicata il 70% dei milanesi presi in cura, e miglioramenti sono stati misurati per altri parametri come il controllo pressorio. Ora useremo un'evoluzione della cartella Creg per redigere i Piani assistenziali individuali online». 

«Redigere i Pai può essere molto rapido», conferma Mauro Martini, già leader nazionale Snami e oggi presidente di una coop lombarda (Creg Servizi), che segnala anche iscritti Snami Doc nelle coop di mmg gestori. «Chi fa ricorso al Tar dimentica che a suo tempo la Regione disse "sui cronici lavoreremo con voi o senza di voi", e dimentica che 500 cronici sono fino a 500 Pai cioè 5 mila euro lordi, un 25-30% in più di aumento sull'onorario in cambio di pazienti seguiti meglio». Dopodiché l'obiezione sulla taglia dei gestori ha una sua dignità. «Mai vorrei la Regione desse spazio a operatori profit bravi a rastrellare erogatori, a realizzare economie e far pure profitti attivandosi su grandi quantità di pazienti», dice Martini. «Noi crediamo ci sia differenza tra l'economia di scala perseguita delle holding e l'ottimizzazione gestionale che cerchiamo noi per far stare meglio i nostri pazienti. La delibera regionale dà spazio "anche" a chi va verso i 200 mila gestiti, ma l'assessore ha ribadito che dà la prelazione come gestore a chi è medico di medicina generale. Noi medici vorremmo essere gestori per fare i clinici al meglio e Regione Lombardia farà bene ad aiutarci in questa impresa altrimenti darebbe ragione a chi vuole il "vecchio"». 
 

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