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(Flash News dalle Regioni) Giovani specialisti e medici di famiglia, le Regioni pensano a bloccare i trasferimenti

 

Fare sì che l'Emilia Romagna, come si fa in Trentino, subordini l'inserimento di giovani medici specialisti e di famiglia originari di altre regioni all'accettazione di un periodo lavorativo nel territorio regionale. È l'obiettivo di una risoluzione presentata da Matteo Rancan, consigliere della Lega Nord, all'Assemblea Regionale. La Regione dovrebbe attivarsi per inserire nei futuri bandi d'accesso alle scuole di specializzazione e al triennio di medicina generale o in alternativa restrizioni per favorire l'inserimento dei propri residenti o norme che vincolino gli studenti che hanno scelto di specializzarsi a Bologna, Modena, Parma, Ferrara a non spostarsi, paragonabili alle "clausole rescissorie" che nel calcio tengono vincolati i talenti ad un club.

«Quasi tutte le regioni nei bandi di accesso alle specialità mediche, hanno introdotto requisiti per favorire l'occupazione dei locali come la residenza nel territorio regionale in uno specifico arco temporale o l'obbligo di esercitare la professione medica nella regione dopo il conseguimento della seconda laurea. Le uniche che non ci risulta abbiano provveduto sono la nostra, il Piemonte, il Molise», spiega Rancan. La risoluzione della Lega ricorda che grazie ai posti regionali studenti con punteggi bassi hanno ottenuto posti nelle specialità desiderate a scapito di medici emiliani e romagnoli più meritevoli, ritrovatisi invece a dover dividere i loro 100 posti con tutti gli altri medici italiani. E ricorda che al momento, non essendo possibile la presenza di candidati pari merito, «a parità di punteggio totale, ottiene posizione prevalente in graduatoria il candidato che ha ottenuto il maggior punteggio durante la prova; in caso di ulteriore parità prevale il candidato con minore età anagrafica, poi quello con la media dei voti degli esami più alta ed, infine, il voto di laurea più alto».

L'Emilia-Romagna ha finanziato per l'anno accademico 2017-18 cento "suoi" contratti di formazione specialistica rispetto ai 635 statali assegnati agli Atenei regionali, ma l'unica differenza di trattamento tra questi contratti e quelli "nazionali" è che per i primi l'eventuale trasferimento dentro o fuori del territorio regionale di specializzandi di atenei destinatari di contratti regionali è subordinato al nulla osta della Regione. Una seconda risoluzione sta per essere presentata per la medicina generale. Qui il problema come spiegano nel gruppo consiliare Lega è che al test nella sede regionale si presentano candidati da tutta Italia per fare il corso in Emilia Romagna, «ma, se intanto concorrono per una specialità e riescono a vincere, lasciano il posto nel corso che non viene rimpiazzato e la borsa regionale si perde. Così come accade se, finito il corso, trovano un posto migliore in un'altra regione». In Trentino è stata scelta la strada di finanziare con risorse locali le borse di medicina generale portandole al valore dei contratti di specialità, ma vincolando i medici diplomati a rimanere al lavoro in Provincia per un certo periodo. Conclude la risoluzione della Lega: «introdurre clausole premianti per i medici emiliano-romagnoli porrebbe le basi per garantire alla Regione una rendita del proprio investimento con l'inserimento lavorativo di propri residenti e/o il mantenimento nei confini regionali dei medici a conclusione del ciclo di studi».
 

 

FONTE: Doctor33.it

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