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Corte dei Conti, Ssn spende sempre meno ma non mancano le ombre. Ecco i numeri del Rapporto

Il Sistema sanitario "conferma il raggiungimento di una situazione di equilibrio di bilancio pur in una situazione di difficoltà data dall'invecchiamento della popolazione". E le Regioni in piano di rientro hanno quasi del tutto colmato i disavanzi. Il Rapporto di coordinamento della finanza pubblica 2017 della Corte dei Conti, ufficializzato mercoledì, testimonia come la spesa sanitaria in Italia continui a ridursi. Il Ssn si va disimpegnando, la spesa diminuisce a un tasso dell'1,1% annuo tra 2009 e 2015: meno che in Portogallo e Grecia ma più degli altri paesi Ue, anche quelli in crisi. La relazione parte dai dati convogliati per tutto il 2016 dalle Regioni al sistema informativo del Ssn, il Nsis, e qualche buona notizia la dà.

I conti- Nel 2016, le perdite Ssn scendono dai 944 milioni del 2015 a 847 milioni. Si appianano soprattutto le perdite delle Regioni in Piano di rientro, e passano dai 396 milioni del 2015 a poco oltre i 271 milioni dell'esercizio appena concluso. Le Regioni non in Piano peggiorano pur marginalmente il risultato dello scorso anno, presentando un deficit complessivo di circa 576 milioni. Considerando gli avanzi delle aziende, i trasferimenti previsti dalle Regioni a statuto speciale e le coperture che i Tavoli di monitoraggio devono ancora validare, le Regioni in Piano vanno in attivo per circa 750 milioni, cinque volte l'utile 2015. Partivano da una perdita da un miliardo (dato 2009).

Personale- I costi sopportati dal Ssn salgono dello 0,9%: meno del 2015 (+1 % sul 2014) e del 2014 (+1,3 sul 2013). Continuano a scendere i costi del personale da 34,6 miliardi a poco meno di 34,4 (-0,6 %). Dal 2009 tale voce di costo si eÌ ridotta del 13,4 % in termini reali per via, cita la Corte, della proroga del tetto alla spesa per il personale dipendente (pari alla spesa 2004 diminuita dell'1,4 %), del blocco dei rinnovi contrattuali e del ridimensionamento dei fondi accessori in proporzione alla riduzione del personale. I medici possono lamentarsi meno di altri colleghi, i costi dei professionisti infatti crescono (+0,6%)mentre si riducono quelli per il ruolo sanitario, tecnico e amministrativo rispettivamente dello 0,5 0,7 e 1,7.

Farmaci- I costi per acquisti di beni e servizi sono stati contenuti entro il 3% di aumento, ma sono cresciuti gli esborsi per i farmaci specie nelle regioni in piano di rientro. La spesa per la distribuzione dei farmaci innovativi (file F) continua a crescere a ritmi sostenuti anche se inferiori al passato (10,9 % contro il 15,2 del 2015).

Che cosa diminuisce- A fronte del boom delle spese per farmaci innovativi, segnano il passo specialistica ambulatoriale e investimenti in diagnostica e farmaceutica convenzionata. La crescita dei ticket sui farmaci (+1,1 per cento) attenua ma non elimina il calo del complesso delle compartecipazioni sulle prestazioni sanitarie (-4,1 %), interamente dovuto al calo della specialistica ambulatoriale. In flessione (-1,9%) la farmaceutica convenzionata a 8,1 miliardi contro 8,2 nel 2015, dal 2009 il calo è di oltre il 26,5 %. Stabili assistenza ospedaliera e convenzionata. La crisi ha abbattuto gli investimenti, per natura influenzati da quanto lo stato stanzia per programmi di edilizia sanitaria o acquisizione di attrezzature. In Italia solo lo 0,36 % del prodotto eÌ destinato ad accumulazione nel settore, metà di Germania e Francia e meno dei paesi del Sud Europa, con una flessione del 30% tra il 2009 e il 2013, eppure Rm e Tac, sono rispettivamente 35,1 e 25,2 per milione di abitanti contro 21,4 e 15,4 della media europea. Persistono, purtroppo, forti ritardi nei tempi dei pagamenti ai fornitori, si va oltre i termini previsti dal dpcm 22 settembre 2014 nel 70 % dei casi in Molise, Puglia, Piemonte, con punte dell'89 e dell'81 % nel Lazio e in Calabria. PiùÌ contenuti, ma superiori al 60% i valori relativi a Campania e Sicilia.

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