Uk, medicina di famiglia in crisi: mancano nuove leve e Brexit complica assunzioni da Ue
Quattromila medici, la maggior parte di famiglia: tanti ne mancano all'appello al National Health Service. E in tempi di Brexit diventa problematico chiederli all'Europa. Al recente congresso di Uemo, il sindacato europeo dei mmg, Chand Nagpaul, presidente in pectore della British Medical Association ha spiegato come in certe zone del Regno Unito non si riempiano tre carenze su quattro, e il 40% dei posti in formazione per la medicina generale siano scoperti. «Esiste un problema di appetibilità della professione di general practitioner», ammette il presidente Uemo Aldo Lupo. Da una parte, l'accesso alla medicina generale è complesso quanto e più di quello alla specialistica: sono 2 anni di tronco comune post-laurea e 3 di specializzazione ma la specialità non è riconosciuta, si affluisce a un albo separato e con prospettive diverse dagli altri specialisti, da independent contractor. Ci vorrebbe il riconoscimento della specialità e un unico albo, com'è in 16 dei 27 stati membri dell'Unione Europea e come non è per motivi differenti in Italia, Austria e appunto UK. Dall'altra parte se in passato gli schemi facilitavano la costruzione di medicine di gruppo -il general practitioner anticipava una piccola parte del capitale per una sede che sarebbe poi rimasta di sua proprietà - adesso non solo gli incentivi languono ma tra i giovani c'è una crescente tendenza alla dipendenza. Chi ha in mano l'ambulatorio deve gestire personale, fare molte cose oltre che il clinico, tra cui il gestore di anziani multiproblematici, e lavora alla fine 60 ore alla settimana. La prospettiva di più giovani è di non prendersi certe responsabilità, staccare finito l'orario. Ma per farlo senza pensieri devono porsi in ottica di dipendenza, e a livello contrattuale le garanzie in tal senso ci sono per chi sceglie la specialistica; così la formazione post-laurea si spopola, con un'ulteriore conseguenza:, chi va in pensione al momento di vendere lo studio per il quale ha sudato tutta la vita non trova acquirenti».
I governanti hanno deciso un insieme di incentivu che porterebbero la medicina generale a pesare per l'11% sulla spesa sanitaria. Ma in Scozia le sorti del National Heath Service s'incrociano con un programma di rilancio che passava per 500 milioni di sterline da investire entro il 2021 parte sugli studi, parte sulla banda larga e parte sulle prenotazioni di esami da studio per tagliare le liste d'attesa. Il governo scozzese ora starebbe dando segni di ripensamento che preoccupano il Royal College of General Practitioners. «Il rischio è che l'investimento prospettato sia dimezzato, in un contesto di grave e pregresso definanziamento della medicina generale e di "chiusura delle frontiere" a nuovi ingressi di medici dall'estero. Cresce nella categoria l'insofferenza per la Brexit», dice Francesco Carelli membro di Euract Council, l'associazione europea dei tutor di MG. «Nel frattempo si inaspriscono le condizioni per esercitare, si richiede una miglior conoscenza della lingua per non incorrere in equivoci con le diciture delle diagnosi e una volta passata la selezione non solo c'è un carico di lavoro sulle cronicità considerevole (nei clinical commissioning group che prendono in carico i pazienti come in Lombardia faranno i gestori), ma -lavorando in gruppi fin da fine anni Ottanta -si è del tutto allentato il vincolo del rapporto fiduciario. Ora potenzialmente il medico prende in carico tutti i pazienti dell'aggregazione senza però contare sugli incentivi e sul personale NHS, relativamente anziano e spesso decimato dal mancato turnover». Gran Bretagna e National Health Service laboratorio di quanto avverrà in Italia nei prossimi anni? «Seguiamo con interesse l'evoluzione dei grandi gruppi verso i quali la convenzione italiana si sta dirigendo e che in UK ci sono da anni», dice Aldo Lupo. «La letteratura lega migliori risultati clinici a piccoli gruppi di medici, come quelli presenti nella sanità olandese, un sistema però più costoso. Per le grandi riforme della medicina del territorio sembrano prioritari non rivoluzioni organizzative ma investimenti mirati a migliorare il ruolo di clinico del Mmg».
Fonte: Doctor33.it