Rinnovo contrattuale ed emergenza futuro. Tutte le priorità del Simet
Uno dei problemi più gravi per i sindacati è la difficoltà a rappresentare tutto ciò che è nuovo nel mondo del lavoro: i giovani con le loro fragili forme contrattuali sono spesso fuori dalla nostra rappresentanza. Nel bene o nel male, questa situazione però non sembra destinata a cambiare nel prossimo futuro. I giovani continuano a non riconoscersi nei sindacati e i sindacati continuano ad avere difficoltà a rappresentare le loro istanze. Ci aspetta questo autunno un grande sforzo generoso e collettivo per tentare di fermare il declino. E il reclutamento dei giovani e la salvaguardia delle loro poche garanzie è il primo gradino da salire. Dagli aumenti salariali ai turni di lavoro, dagli scatti di carriera alle tutele assicurative, senza dimenticare i capitoli giovani, precariato e l'esigibilità del contratto. Questi sono gli ostacoli che dovremo affrontare nei prossimi mesi in vista di un rinnovo contrattuale atteso da otto anni. Per farcela lo sforzo deve essere collettivo e noi non possiamo che indicare la via della coesione e dell'unità intersindacale. Il Simet è un sindacato antico, ma non vecchio. Perché, invece di cristallizzarsi, ha saputo rinnovare la propria missione, divenendo il riferimento di medici di medicina generale e dei servizi, vero punto di snodo per la riforma dell'assistenza in Italia.
Lo scenario economico
Si respira una ventata di ottimismo nelle ultime azioni di Governo, che ventilano l'uscita del nostro Paese dalla crisi. Tuttavia non è tempo di vacche grasse. La spesa sanitaria nella Nota di aggiornamento del Def appena varata da Palazzo Chigi è prevista a quota 115 miliardi nel 2018, 116 miliardi nel 2019, e 118 miliardi nel 2020. La sua incidenza sul Pil si conferma in decrescita: passerà dal 6,6% del 2017 al 6,3% nel 2020. Nel frattempo però la spesa per la sanità legata all'aumento dell'età è destinata ad avere un peso sempre maggiore sul Pil. Si passa infatti dal 6,3% del 2020 al 7,6% del 2070. E di questa voce la componente Long term care è quella che aumenta costantemente. Questo scenario conferma quello che stiamo ripetendo ormai da anni: è necessario che il modello di assistenza sanitaria (e sociosanitaria) cambi e si concentri su un meccanismo che privilegi un tipo di assistenza Long term care, soprattutto sul territorio, lasciando all'ospedale l'acuzie e la specialistica maggiore e sviluppi sul territorio un modello avanzato di assistenza. Il che comporta l'applicazione reale delle previsioni del Patto per la salute come l'ospedale di comunità, gli ambulatori infermieristici sul territorio, lo sviluppo delle unità di cure primarie dei medici di medicina generale e in assoluto un'assistenza per intensità di cure che è legata a doppio filo proprio all'aumento dell'età, delle patologie croniche e della non autosufficienza. Tutti modelli ancora fermi alle sperimentazioni delle Regioni più virtuose.
Ccnl e aumenti salariali
Senz'altro tra gli argomenti principali che dovranno essere affrontati nel giro di contrattazione spicca, per difficoltà e interesse dei medici, il tema dell'aumento dello stipendio. Sarà probabilmente uno dei capitoli più difficili da scrivere, visti anche gli accordi con il governo dei mesi precedenti che si scontrano con l'insufficienza dei fondi che, attualmente, non permetterebbe di dar seguito alle promesse fatte. Sul tema dei salari l'auspicio condiviso da tutti è che la prossima Legge di bilancio stanzi almeno i fondi necessari a dar seguito alle promesse fatte dal governo a Cgil Cisl e Uil lo scorso 30 novembre. Accordo da noi contestato e ritenuto appena sufficiente a compensare i risparmi che verranno generati dal calo degli organici del pubblico impiego.
Meccanismi premiali e scatti di carriera
Poi vanno messi sul tavolo temi quali la detassazione e la decontribuzione del salario accessorio e del salario collegato alla produttività, previsto per i dipendenti privati e escluso per i dipendenti pubblici: se il Governo ha intenzione di alleggerire ulteriormente il carico fiscale dei dipendenti privati, si renderà ancora più intollerabile la discriminazione dei dipendenti pubblici nei confronti dei loro colleghi che operano nel privato.
E' necessaria l'introduzione di meccanismi che garantiscano la valutazione del lavoro, della competenza e della professionalità dei camici bianchi. Un sistema quindi che premi il percorso professionale oltre che gestionale, più trasparente, obiettivo e con tempi certi, senza difformità regionali e aziendali.
Turni e orari di lavoro
Quello dei turni e degli orari di lavoro è un altro tema prioritario: sarà infatti necessario adeguare l'attuale norma che regola le attività di lavoro alle nuove indicazioni UE. Tra le nostre richieste anche l'introduzione per il personale di più di 60 anni della facoltà di non effettuare turni notturni.
Giovani e precariato
Per poter attuare una riorganizzazione del sistema, è centrale assumere giovani medici. E' nostra intenzione chiedere solo contratti a tempo determinato e indeterminato, escludendo qualsiasi forma maggiormente flessibile di rapporto lavorativo.
Responsabilità professionale e tutele assicurative
Alla luce della Legge Gelli, che introduce importanti novità in tema di responsabilità professionale, abbiamo fatto richiesta di una maggiore certezza sul tema delle tutele assicurative: rendere obbligatorio per le aziende ospedaliere l'assicurazione senza limiti e franchigie e coinvolgere i dirigenti medici nella gestione del rischio clinico.
Esigibilità del contratto
Altro tema fondamentale, la necessità di rendere il contratto esigibile, quindi omogeneo e interpretabile ugualmente da parte di tutte le Regioni e aziende sanitarie.
Inoltre per la Dirigenza è irrinunciabile il mantenimento della massa salariale, recuperando la Ria (Retribuzione individuale di anzianità) e le progressioni economiche dei cessati per alimentare i fondi aziendali, così come il mantenimento delle retribuzioni collegate agli scatti di carriera e alla valorizzazione del merito e del disagio lavorativo.
Rinnovo convenzione Acn
Anche sul rinnovo della convenzione rimangono dubbi e perplessità per le risorse previste, che sono inadeguate rispetto alle funzioni, sempre più complesse, richieste al medico di medicina generale. Lo stanziamento previsto in finanziaria copre appena i dieci anni di vacanza contrattuale, a fronte, appunto, di un aumento dei compiti professionali e purtroppo, spesso, degli oneri burocratici. Alla luce del nuovo piano sulla cronicità e dei LEA, in considerazione dei continui attacchi delle Regioni all'organizzazione delle cure primarie del sistema di emergenza e della continuità assistenziale, nonché per gli interventi a livello periferico di disapplicazione degli accordi di lavoro nazionale, si prevede un rinnovo niente affatto facile. C'è da rilevare che, nella Nota di aggiornamento all'Atto di indirizzo sulla medicina convenzionata del Comitato di Settore Regioni-Sanità, almeno si riconosce in un documento ufficiale la drammatica carenza di medici di medicina generale cui il sistema andrà incontro nei prossimi anni a causa del blocco del turnover e del picco di pensionamenti.
Medici di domani
Purtroppo, arrivano invece segnali negativi sul fronte delle borse di specializzazione: nel decreto che determina il numero complessivo di contratti di formazione medica specialistica a carico dello Stato i contratti finanziati saranno solo 6.105, ben al di sotto delle 7-8 mila borse che secondo noi rispondono al calcolo del fabbisogno in ambito specialistico.
Il ricambio generazionale dei Mmg rappresenterà nei prossimi anni un tema particolarmente critico. Si stima, infatti, che entro il 2026 il 60% degli attuali medici di medicina generale sarà in pensione per raggiunto limite di età (massimo 70 anni). Cosa che ha riconosciuto anche la ministra Lorenzin, che ha sottolineato come l'aggiornamento degli Atti di indirizzo dovesse rispondere anche all'esigenza di un ricambio generazionale nell'ambito della medicina convenzionata, attraverso meccanismi che velocizzassero l'accesso alla professione e il coinvolgimento dei giovani medici in “attività professionalizzanti già nel corso del periodo di formazione.
Le priorità del sindacato
Un sindacato nemico delle riforme, dell'innovazione e del progresso è contro natura. Il sindacato, che era nato come soggetto di protagonismo civile e di protezione sociale e che, a questo scopo, si era messo alla guida delle riforme prendendo in mano la bandiera del progresso, è stato, negli ultimi anni, sempre più identificato come un custode della conservazione.
Per fare il sindacalista oggi occorre fare attenzione alla complessità e rinunciare al “ma anche”. Bisogna scegliere, individuare priorità, avere la capacità di formulare proposte unificanti. Un sindacato che vuole essere credibile con i lavoratori, che si rifiuti di ingannarli, che resti al loro fianco nei momenti difficili, deve saper distinguere tra chi lavora bene e chi non lavora o fa il “furbetto”.
Oggi la posta in gioco è alta: in gioco c’è il sindacalismo in quanto tale, la forma di solidarietà collettiva che i lavoratori si sono dati da duecento anni per la difesa e il miglioramento delle proprie condizioni. Oggi non basta “pensare”: bisogna anche sentire l'impulso e avere il coraggio di rimettersi in discussione.
Fonte: Il sole 24 ore