(In Europa) I sistemi sanitari europei arrancano. Ecco perché
medici hanno fatto massicci scioperi in Gran Bretagna per protestare contro le retribuzioni e le condizioni di lavoro, ed il NHS al compimento del suo settantesimo anno di esistenza è in una crisi profonda di risorse economiche ed umane. Quest’anno al budget della sanità mancano 4,5 miliardi di sterline.
- In Francia si sono studiati forti incentivi per provvedere le zone rurali di medici perché da anni erano sprovviste di presidi sanitari territoriali e si è dovuto estendere l’assistenza complementare a tutte le categorie di lavoratori rendendola obbligatoria con una legge e, a tutti i cittadini, attraverso la mutualità di territorio, con il coinvolgimento dei comuni, il primo grande comune partito è Nancy.
- In Germania si è dovuto potenziare del 2% il fondo per i non autosufficienti perché non si riesce a far fronte alla domanda di servizi sociosanitari. I produttori di farmaci hanno una lotta aperta sui farmaci contro il diabete, poiché i prezzi fissati dal governo non consentono loro di recuperare l’investimento.
- In Spagna e in Portogallo vi è un forte razionamento di servizi e prestazioni.
- in Grecia la sanità ha pagato un prezzo e sta pagando tutt’ora un prezzo altissimo alla crisi, con ampie fasce della popolazione che hanno rinunciato a curarsi.
- I Paesi del Nord Europa resistono sul fronte sanitario, ma con seri problemi nell’integrazione territoriale di servizi e prestazioni per gli anziani, nonostante che la loro tassazione generale sia intorno al 53% dei redditi.
In Italia, la recente relazione della Corte dei Conti ha sottolineato le criticità esistenti nel nostro Ssn .Dopo aver affermato che sono stati buoni i risultati sul fronte della gestione della spesa. nonostante gli stretti margini di operatività imposti dai crescenti vincoli finanziari, ci segnala che: rimangono aperti i fronti della governance farmaceutica nonché della governance della compartecipazione da parte dei cittadini che si è rivelata sempre più iniqua; continua a contrarsi la spesa per investimenti infrastrutturali e tecnologici che si accompagna ad un elevato tasso medio di obsolescenza delle tecnologie a disposizione nelle strutture pubbliche e accreditate,essendo circa un terzo delle apparecchiature operative da più di 10 anni; una ormai cronica offerta di servizi, in calo per effetto del risanamento.
Ad oggi, le fonti pubbliche coprono il 95 per cento della spesa ospedaliera, ma solo il 60 per cento della spesa per prestazioni ambulatoriali e il 46 per cento della riabilitazione ambulatoriale; permangono le differenze Nord-Sud.I nella qualità e nella disponibilità dei servizi, aumentano i casi di rinuncia alle cure, cresce l'incidenza relativa della mobilità sanitaria dal Sud al Nord. Lo testimonia il rilievo crescente delle somme corrisposte per la mobilità nel 2017 non solo per i ricoveri ordinari ma anche per i ricoveri per tumore; i tassi di copertura dei bisogni di LTC, bassi al Nord, si riducono drasticamente nelle regioni centro-meridionali, in genere più povere di posti letto, sia per acuti, sia per riabilitazione, sia per strutture intermedie, sia per strutture protette; manca una risposta adeguata ad un’area sempre più ampia dell’assistenza dalla cronicità, alla riabilitazione e alle cure intermedie, aree in cui il bisogno è in aumento a causa della crescita costante dell'età media della popolazione. Dunque il divario nord sud è il vero problema sanitario del paese, insieme ad una politica di investimenti degna delle reali necessità, all’acquisto di nuovi farmaci sia oncologici che per l’epatite, che rischiano di mandare le regioni italiane in bancarotta.
FONTE: QuotidianoSanità.it