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Finalmente un risposta per quei precari che sono stati un'ancora di salvezza per il nostro Ssn

 

Gentile direttore,
Finalmente, dopo lunga attesa, cominciano a vedersi gli effetti del lavoro sindacale svolto negli anni passati anche con il nostro contributo: l’attuale legge Madia, integrata dalle circolari esplicative, infatti, rappresenta un importante passo per il superamento di un futuro lavorativo incerto, piaga del pubblico impiego, più volte denunciata dalla nostra associazione Sindacale SNR. Io stesso ho partecipato negli ultimi anni, al tavolo regionale del Lazio, in lunghe ed estenuanti sedute per la definizione di protocolli per la stabilizzazione dei precari, sistematicamente disattesi, ma sulla base dei quali sono stati compiuti i passi successivi, fino a giungere all’attuale situazione.
Il recente rinnovo dei nostri quadri sindacali (nell’ultimo biennio 2016-2017) ha visto entrare all’interno della nostra segreteria nazionale medici con una lunga storia di precariato.

Mi piace soprattutto sottolineare il lavoro svolto da “SNR giovani”, nella figura del suo coordinatore Carlo Liguori, che ha riunito nelle diverse sedi centinaia di precari per ascoltare e raccogliere testimonianze ed esigenze, e ancora il lavoro svolto dalla segreteria regionale del Lazio, una delle regioni più ferme nel turn-over, nella figura del nuovo segretario regionale, Riccardo Ferrari, che ha fortemente voluto portare nelle prime pagine della nostra agenda l’abbattimento dell’ instabilità lavorativa. È stato anche risolto il nodo della molteplicità delle tipologie contrattuali precarie e vessatorie.
Il costante impegno sindacale ha fatto si che si siano finalmente riconosciute le categorie di precari con contratti Co.Co.Co., Co.Co.Pro., o a partita IVA, di durata prolungata, la cui esistenza nel mondo Medico era stata per lungo tempo sottostimata dalle istituzioni, senza considerare l’aspetto del secondo fine mal celato di compensare le carenze di dotazione organica.

Oggi rivendichiamo con orgoglio il contributo della nostra azione sindacale nei tavoli istituzionali per la definizione di regole certe che cambieranno la vita dei precari, che da oltre un decennio aspettano il riconoscimento del ruolo contribuendo ciononostante al mantenimento dei livelli di assistenza; al temine del processo di stabilizzazione potranno finalmente dedicarsi, senza altre preoccupazioni se non quelle di risultati ed esiti, alla cura dei cittadini e della ricerca.

I precari sono stati silenziosamente un’ancora di salvezza per un sistema sanitario impoverito delle necessarie professionalità e del dovuto ricambio, rappresentando il carburante di riserva per la scienza e la ricerca delle migliori cure nel nostro servizio sanitario nazionale.
Infine il gap generazionale prodotto ha rischiato di impedire ai più anziani di tramandare l’esperienza e per i più giovani di portare nel sistema l’innovazione. È necessario che diventi patrimonio comune la comprensione che la difesa della dignità professionale e della qualità dell’assistenza è ostacolata dall’instabilità lavorativa e che la battaglia per risolvere questo nodo cruciale non rappresenta una mera rivendicazione sindacale degli interessi dei professionisti.

Bisogna garantire ai cittadini una sanità di qualità, una ricerca avanzata e moderna, risultati professionalmente significativi, la sicurezza delle cure.
Per far questo è necessario che i professionisti che lavorano nell’assistenza e nella ricerca, non debbano avere altre preoccupazioni in testa. È necessario che chi guarda ai bisogni dei cittadini, chi se ne prende cura, chi è in prima linea nei reparti di emergenza, chi dedica la propria intelligenza ed energia nella ricerca di soluzioni, non debba anche soffrire ogni giorno per sbarcare il lunario o mantenere una famiglia, ma sia concentrato solo su ciò che deve fare per il benessere del singolo e della collettività.

Ed è anche indispensabile che la società dimostri loro la giusta riconoscenza e considerazione, evitando di costringerli a condizioni umilianti, rinnovi contrattuali incerti, o proposte regressive (come quelle recentemente fatte dal MEF ai precari degli Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico, di cui si è parlato tanto di recente). Nessun lavoratore merita disattenzione, meno ancora degli altri quelli che si pongono al servizio della comunità. Voglio sottolineare che è solo in questo spirito che noi radiologi abbiamo accettato collettivamente la sfida del rinnovo elettorale, con la presenza nella lista per l’Ordine dei Medici di Roma anche della radiologia romana (che impersono insieme ad Antonio Magi) all’interno di una compagine - “Medici Uniti”- nella quale quelli fra i candidati che hanno o hanno avuto un ruolo nelle organizzazioni sindacali professionali non lo considerano un handicap o un difetto da nascondere, ma ne rivendicano con orgoglio la funzione e l’esperienza.

Fonte: Quotidianosanità

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