
DOVE
QUANDO
Morire non è un fatto medico ma è sopratutto questione di relazione: con se stessi, con gli altri, con il mondo, il senso della vita e il mistero». Tale consapevolezza Btrasforma anche l’approccio alla relazione clinica con il paziente che non è più una
relazione di aiuto ma diviene «servizio». Frank Ostasesky. La tematica dell’accompagnamento alla morte coinvolge operatori, caregiver, familiari in un momento di enorme valore psicologico, emotivo, spirituale: passaggio che coinvolge non solo chi muore, ma anche chi resta. Questo momento così particolare, così come il ricorso alle cure palliative, richiedono, nelle strutture di cura, competenze, organizzazione, personale preparato e sostenuto: esercitando un approccio olistico e riscoprendo qualcosa dell’antica ars moriendi che insegna a prepararsi all’evento cui nessuno di noi può sottrarsi. La “pietas” per chi sta morendo dovrebbe nascere spontanea nel cuore dell’uomo, in particolare in chi ha scelto ed esercita una professione per eccellenza rivolta a chi soffre. In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un acceso dibattito su una delle questioni più impegnative e difficili dell'assistenza sociosanitaria, ovvero gli interventi da riservare al malato cronico in grave compromissione di malattia.




